domenica 11 dicembre 2016

Le carte napoletane durante il Regno Borbonico




Vi abbiamo già parlato delle carte napoletane, del loro utilizzo nel cinema e delle loro caratteristiche, oggi vogliamo parlarvi della loro storia e della loro diffusione nel periodo Borbonico (1734-1805).

Fu questo il periodo di massima diffusione delle carte da gioco che la corona decise, a causa della continua necessità di denaro contante, di assegnarne in appalto la gestione della vendita e delle riscossioni delle imposte dietro versamento anticipato del corrispondente importo del fitto.

Si pensi che nel 1748, il fitto annuo era di 8.640 ducati per la vendita di 100.000 mazzi di carte, di cui, come abbiamo detto, 58.000 destinati al Regno e 42.000 per la sola città di Napoli.

Gli arredatori (dallo spagnolo arredare=appaltare) erano le persone incaricate alla riscossione dei tributi. Oltre all'esazione dell'imposta gestivano anche la vendita delle carte da gioco mediante una rete di subappaltatori, e, ne controllavano la produzione. Chiunque producesse carte da gioco doveva essere autorizzato dall'arrendatore e, ogni mazzo di carte, per non essere considerato di contrabbando, doveva portare un bollo a conferma dell'avvenuto pagamento del dazio.

La produzione delle carte da gioco era consentita solo nella città di Napoli ed era affidata alla cosiddetta Arte dei Cartari, la corporazione dei fabbricanti carte da gioco. Il contrabbando era perseguito severamente.

 Nel 1753 a causa di una legge contro i giochi, si ebbe un notevole calo delle vendite e, senza appaltatori disponibili, la gestione dell’appalto tornò a essere dello stato.

Vent’anni dopo, nel 1774, pagando un fitto di 13.413 ducati subentrò un appaltatore privato.

Da quel momento in poi, fino alla fine del Regno Borbonico il business delle carte da gioco rimase in mano ai privati e il continuo aumento del fitto dimostra quanto, senza leggi severe contro il gioco, fosse remunerativo.

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Neapolitan Cards during Bourbon Kingdom

We have spoken about Neapolitan cards, their role in film and their features, today, we would like to speak about their history and diffusion during Bourbon Kingdom (1734-1805).

This was the period of maximum spread of the game, during which the Kingdom decided to award the management of the sales and taxes of playing cards in the face of the advance payment of the rent, because of its need of cash.

In 1748 the annual rent was 8.640 ducati for the sale of 100.000 decks of playing cards, of which, as we wrote on previous post, 58.000 for the entire Kingdom and 42.000 for Naples only.

The arredatori (from Spanish arredare=to subcontract) where people who managed taxes collection.  Beyond that, they were managing the sale of playing cards, through a sales network, and controlling their production. The ones who produced playing cards should be authorized by the arredatore and every deck should feature a stamp to demonstrate the payment of the rent.

Their production of playing cards was allowed only in Napoles and was assigned to the Arte dei Cartari, the association of playing cards artisans.

In 1753 because a law against games, there was a huge drop of sales and, with no contractors available, the management of the contract came back to Kingdom.

Twenty years later, in 1774, with an annual rent of 13.413 ducati a new private contractor arrived.

Since then until the end of Bourbon Kingdom the playing cards business has remained private and the continuous grow of the rent has demonstrated how much, without laws against game, it was profitable.

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